Quando iniziai a esportare farina in Cina, mi trovai subito di fronte a un problema: la Cina è un paese proibizionista e la nostra farina, con l’IVA al 17% e i dazi di importazione al 65%, arrivava a costare fino a quattro volte di più rispetto ai prodotti locali. Non è un prodotto competitivo dal punto di vista economico. La nostra farina ha però una resa e una qualità maggiori, e queste caratteristiche possono essere determinanti, ma devono essere opportunamente valorizzate. In breve, mi accorsi ben presto che era impossibile vendere la farina senza abbinarla a corsi di formazione del personale, in modo da far apprezzare loro la qualità dei nostri prodotti e quanto potessero incidere sulla qualità del prodotto finita. Non si trattava solamente di vendere la farina ai cinesi, bisognava insegnarli anche a fare il pane e la pizza.

Credo di essere stato il primo a insegnare ai cinesi a fare la pizza. Ho girato per le cucine dei lussuosi hotel delle grandi città e nelle locande sperdute nelle campagne, spesso in condizioni inimmaginabili per gli standard italiani. Non parlavo né inglese né cinese, quindi potete immaginare tutte le difficoltà di dover comunicare attraverso traduttori e, neanche a dirlo, attraverso la gestualità. Grazie al cielo i cinesi imparano molto in fretta e molti di loro oggi sono diventati degli ottimi pizzaioli.

SCOPRI IN QUALI RISTORANTI HO LAVORATO

Qui sotto potete vedere alcuni video ripresi durante i corsi di formazione.

 

 

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